Buongiorno ragazze! Iniziamo subito raccontandoci chi siete e cosa fate nella vita.
Ramona: Sono una raccontastorie e insegno italiano a richiedenti asilo politico otto ore al giorno. Curo libri sui temi dell'intercultura e dell'adozione. Sono mamma.
Marina: Da quando ho finito gli studi universitari, ho deciso di scegliere un mestiere che mi permetta la massima libertà durante l’anno, e coniugasse i miei interessi personali con un lavoro sempre a contatto con la gente e con la cultura. Faccio guida turistica durante l’estate, poi quando ci sono meno gruppi, insegno ai corsi serali di Arci Passport.
Come è nata la vostra collaborazione?
Ramona: Io e Marina siamo amiche da tanto tempo, e da tanto tempo ci confrontiamo su temi a noi famigliari, tra questi anche il rapporto con l’altro sesso... Marina mi è sembrata la miglior alleata per questo interessante progetto editoriale. Lei è molto competente per quanto riguarda la scrittura e... la vita.
Marina: Con Ramona ci conosciamo da anni, e a giugno lei mi ha contattato per chiedere se avevo in serbo qualche racconto adatto all’argomento del suo progetto. Il racconto c’era, e gradualmente ho cominciato a lavorarci insieme a Ramona, limando i testi e aiutando le autrici a trovare il modo miglio per esprimere i loro sentimenti. Con passar del tempo il mio coinvolgimento diventava sempre più grande e alla fine Ramona mi ha proposto di diventare coautrice.
“Io che amo solo me” è il vostro primo libro? Di cosa parla?
Ramona: Sì, è il nostro (in realtà è un libro collettivo che ospita esperienze di diverse donne) primo libro insieme. Racconta il rapporto doloroso, complesso, intricato e spesso anche patologico tra una donna e un uomo lota, ovvero un uomo narcisista, anaffettivo e manipolatorio.
Marina: È il primo che facciamo insieme, ma non è primo per ciascuna di noi separatamente. Parla di un argomento molto caro, o meglio, costato caro a ciascuna di noi e a molte nostre amiche: l’incontro/scontro con un particolare tipo di uomo che appare affascinante e perfetto a primo acchito, fa di tutto per attirare la tua attenzione, facendo leva sui punti deboli delle donne - e ce ne sono di diversi, configurati in modo individuale in ciascuna di noi. Gli uomini lo sentono, e si insinuano seguendo percorsi in apparenza diversi. Uno preme sulle radici comuni, l’altro sul fascino (e faccino) esotico, terzo sulla propria bellezza o sull’ideologia alternativa. A prescindere dallo stile di attacco, il risultato, se gli si da retta, è la soggezione e la perdita dell’individualità, a volte solo opprimente, spesso devastante.
Un libro il vostro che vuole avere un messaggio ben preciso, ci dite voi quale?
Ramona: Credo che il messaggio sia: “non sei sola ad aver amato o ad amare ancora un uomo lota, ma credimi, se ti ami davvero puoi uscirne viva, per non sceglierlo mai più. L’amore surrogato non è amore, ma solo un brutto mostro travestito da ballerino.”
Marina: Il messaggio è stare in guardia, imparare a riconoscere le numerose maschere con cui gli uomini-narcisi si coprono per poterti ammagliare, e sapersi difendere prima che sia tardi.
Cosa vi ha spinto a scriverlo?
Ramona: Penso il desiderio di rendere condivisa un’esperienza dolorosa molto frequente, e quindi anche in qualche modo “risolverla”: la lettura di esperienze dolorose e poi risolte è sempre molto catartica. Un altro motivo è anche in un certo senso denunciare certe forme di “amore”, malato e predatorio, evidenziandone tutti gli aspetti “fuffa”.
Marina: Va ricordato che il libro è stato scritto a più mani dalle donne di provenienza geografica molto ampia, comunque, per me lo stimolo a lavorarci era la chiara comprensione che molte donne vivono nei rapporti caratterizzati da abuso psicologico, senza rendersene conto, convinte che stia capitando solo a loro, che sia una loro colpa, un loro errore. Per me è importante dimostrare, illustrano con le voci delle donne di diverse età e origini, che invece + un caso molto diffuso, e che è possibile, anzi, necessario, uscirne.
La parte più divertente scrivendo questo libro qual è stata?
Ramona: La complicità tra di noi, tra noi autrici e anche illustratrici sono nate amicizie, anche virtuali che a loro volta hanno permesso altre aperture e confidenze. La catarsi porta spesso leggerezza e autoironia. Forme nuove di consapevolezza condivisa.
Marina: Forse era lo scoprire quanto sono simili le nostre storie, e poter ridere sopra le proprie ingenuità.
Perché leggere: “Io che amo solo me”?
Ramona: Perché la raccolta ospita racconti scritti molto bene che narrano esperienze dolorose comuni a molte donne e indicano anche la via per uscirne. Perché all’interno del libro puoi ritrovare te stessa e cominciare così a volgere la vita, i passi e lo sguardo verso forme diverse si amore e di relazione affettiva.
Marina: Questo libro è come una serata passata insieme alle amiche, a confrontarsi, a raccontare gli episodi più tristi e più luminosi della propria vita sentimentale. Non sempre è possibile avere vicino una decina di donne forti e divertenti, che hanno saputo riflettere sul proprio passato per vivere al meglio il presente. Ecco, la nostra antologia è una sorta di “serata con le amiche” in formato cartaceo.
Grazie Ramona e Marina per aver deciso di pubblicare con La strada per Babilonia edizioni.
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